Giornale dell’Ordine – Ordine degli Ingegneri Pistoia https://www.ordineingegneri.pistoia.it Ordine degli Ingegneri della provincia di Pistoia Thu, 16 Apr 2015 20:57:26 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.2 Saggio su “Genesi, nascita e sviluppo del pensiero scientifico moderno” https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/saggio-su-genesi-nascita-e-sviluppo-del-pensiero-scientifico-moderno/7766/ https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/saggio-su-genesi-nascita-e-sviluppo-del-pensiero-scientifico-moderno/7766/#respond Thu, 16 Apr 2015 20:44:47 +0000 http://www.ordineingegneri.pistoia.it/?p=7766 di Umberto Lorenzini

  • Sezione 1: Premessa
  • Sezione 2: Scienza e tecnica nella Grecia e Roma Antiche e Medioevo
  • Sezione 3: La Rivoluzione del ‘600 e la nascita del pensiero scientifico moderno
  • Sezione 4: Scienza Vs Tecnica e Tecnologia: uno straordinario, eccezionale e continuo feedback.

Scienza e tecnica nella Grecia e Roma Antiche e Medioevo

Prima di iniziare questa sezione, riprendo il discorso della precedente Premessa – per il suo completamento. Riprendendo quindi dal sofista Protagora, il quale per primo affermò che su tutte le cose ci sono due ragionamenti l’uno opposto all’altro (peri pantòn tòn Krématon dùo lògous einai antikeiménous allelous). Al posto di ragionamenti si possono usare le accezioni punti di vista, concezioni, teorie o anche ipotesi; anche se il dantesco maestro di color che sanno considera la sofistica una sapienza apparente, che in realtà non è, mostrerò come questa precedente affermazione ha trovato riscontro nello sviluppo della scienza fisica. Già nei presocratici c’è un bell’esempio: Eraclito di Samo (circa 520 ÷ 460 a.C. ) già soprannominato dalla tradizione l’oscuro afferma che tutto cambia (il famoso panta réi), che in sostanza esprime il perpetuo divenire di tutte le cose; mentre Parmenide di Elea ( vissuto fra il 530 e il 440 a.C.) afferma che nulla cambia (qualche storico o filosofo della scienza ci vede una anticipazione dei concetti scientifici moderni di conservazione della materia e dell’energia). Peccato che delle loro opere (Sulla natura – solito titolo! – e Intorno alla natura) ci siano rimasti solo frammenti (140 per Eraclito; un lungo frammento della prima parte e altri scarsi frammenti per Parmenide). Si possono ritenere entrambe vere anche se opposte? Si può rispondere con un si: come ci dice la fisica moderna, rilevano due aspetti, contraddittori – o meglio complementari, come vedremo subito – ma reali, della realtà del mondo fisico. Si pensi alla teoria corpuscolare della luce, da parte di Newton; ed alla teoria ondulatoria della luce, da parte di Christiaan Huygens ( l’Aia, 1629 ÷ 1695). In tempi più recenti quella di Einstein sui quanti di luce o fotoni (ognuno di energia E= hν , dove h è la costante di Planck uguale a 6,6626 • 10 -34 joule secondo e ν la frequenza), e la luce come onda elettromagnetica di James Clerk Maxwell (Edinburgo 1831 – Cambridge – dove nel 1871 divenne primo titolare della cattedra Cavendish di fisica sperimentale e dal 1874 anche direttore del laboratorio Cavendish; 1879).

Frontespizio pagina

La teoria di Einstein spiega bene l’effetto fotoelettrico (emissioni di elettroni da parte di alcuni metalli, se colpiti da luce di una certa frequenza o lunghezza d’onda
λ = c / ν dove c è la velocità della luce, il cui valore moderno è di 299.792 km/s); ma non può spiegare i fenomeni di interferenza e di diffrazione, spiegati invece bene dalla teoria ondulatoria. Tanto che il grande fisico Niels Bohr (uno dei formulatori della meccanica quantistica (Copenaghen 1885 ÷ 1962) dovette concettualizzare il principio di complementarità: gli aspetti ondulatori o corpuscolari della luce – e in accordo con Louis de Broglie, della materia a livello quantistico – sono complementari ma reciprocamente esclusivi; per esempio un esperimento può essere progettato per rilevare o le proprietà ondulatorie della luce o la sua natura corpuscolare, ma non entrambe le cose allo stesso tempo.

Continuando con gli aspetti contraddittori, lo spazio e il tempo assoluti di Newton contro lo spazio-tempo relativo di Einstein. La visione della realtà fisica- anche di quella quantistica – indipendente da osservatore o esperimento, secondo la concezione di Einstein contro l’interpretazione di Copenaghen secondo cui nella meccanica quantistica, non esiste una realtà quantistica al di là di ciò che viene rilevato da un atto di misurazione o di osservazione.

Istruttivo a tale scopo l’esperimento mentale (il così detto gatto di Schrodinger) escogitato dal fisico, anch’egli fra coloro che parteciparono attivamente agli sviluppi della fisica atomica e quantistica (Vienna 1887÷1961): secondo le leggi della meccanica quantistica, un gatto, finché non viene osservato, esiste in una sovrapposizione di stati di gatto vivo e gatto morto!

Solo l’osservatore può decidere : o vivo, o morto!

Questo esperimento è in risposta ad analogo escogitato da parte del realista Einstein, contro l’interpretazione di Copenaghen a proposito della meccanica quantistica (corrispondenza di Einstein-Schrödinger dell’agosto 1935). Per Schrödinger la situazione che il gatto si trovi in uno stato paradossale – né vivo né morto, al contempo vivo e morto – è impossibile. Che sia possibile per la fisica quantistica prova se non la sua falsità, l’incoerenza con la realtà fisica ( per cui il gatto non può essere allo stesso tempo vivo e morto): ne consegue che l’interpretazione di Copenaghen è errata. Questo assillerà i fisici quantistici per molto tempo: le equazioni della quantistica implicano una presenza universale di stati sovrapposti; mentre queste sovrapposizioni non si vedono a livello macroscopico. La questione è stata risolta nel 1990 con la così detta teoria della decoerenza. Tale teoria spiega come, per via della loro interazione con l’ambiente, gli oggetti macroscopici ci sembrino avere un comportamento conforme alle leggi della fisica classica; mentre i loro costituenti microfisici, atomi e altre particelle, avrebbero un comportamento quantistico! La teoria risolve il paradosso: il gatto è un sistema di taglia macroscopica! Per Schrödinger una particella è il risultato di un pacchetto d’onde e non esistono salti quantici, ma solo transizioni continue; vale inoltre il principio di casualità e il determinismo.

Davo per scontata la conoscenza dell’esperimento mentale, ma penso sia più corretto esporre il marchingegno mentale. Il gatto è chiuso in una scatola ed è presente un dispositivo in grado di individuare l’emissione di una particella che un atomo radioattivo emette quando si disgrega. Insieme al gatto, all’interno della scatola chiusa c’è l’altro dispositivo progettato in modo che, se si produce l’emissione della particella proveniente dalla disgregazione, un martello rompe una fiala che contiene un gas mortale, e immediatamente il gatto muore. Il vettore di stato del sistema completo [scatola + gatto + martello + fiala] è la sovrapposizione dello stato atomo disgregato – martello abbassato – fiala rotta – gatto morto e dello stato atomo non disintegrato – martello alzato – fiala intatta – gatto vivo. Il gatto si troverebbe dunque in uno stato incerto, paradossale: né vivo né morto, al contempo vivo e morto! (da Etienne Klein sette volte la rivoluzione – sottotitolo I grandi della fisica contemporanea)

Vorrei terminare con un altro esempio, esulante però complementare dal campo della scienza; rientrando invece in quello della filosofia e teologia e della letteratura (E quindi non può obbedire al principio di complementarità: le due enunciazioni non sono entrambe vere; solo una può esserlo – chiedo venia al lettore, ma una cosa che riguarda la concezione del mondo – quella che i tedeschi chiamano weltanshauunng – può essere citata.

Mettendo a confronto San Paolo (decapitato a Roma probabilmente nel 64 sotto l’imperatore Nerone) e il poeta latino Catullo (vissuto, secondo San Gerolamo, dall’87 al 58 a.C.). Tralasciando la traslitterazione dal greco: Se infatti crediamo che Gesù è morto e resuscitato, allo stesso modo Iddio adunerà presso di sé coloro che si sono addormentati in Gesù.

Soles occidere et redire possunt; nobis, cum semel occidit brevius lux, nox est perpetua una dormienda. A proposito di San Paolo, alcuni storici e filosofi alla page, rovesciando con noncuranza i termini, sostengono che senza San Paolo non ci sarebbe stato Cristianesimo!

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Articolo introduttivo alla termografia https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/articolo-introduttivo-alla-termografia/7760/ https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/articolo-introduttivo-alla-termografia/7760/#respond Thu, 16 Apr 2015 20:42:52 +0000 http://www.ordineingegneri.pistoia.it/?p=7760

 di Piliero Massimiliano

La termografia permette, sfruttando le proprietà di alcuni dispositivi, di rivelare l’intensità della radiazione nella zona termica dello spettro elettromagnetico, definita come “la regione dell’infrarosso”.

Spettro della luce visibile

Spettro della luce visibile

I nostri occhi si sono evoluti in modo da individuare la radiazione elettromagnetica che costituisce lo spettro della luce visibile compresa tra 380 nm e 760 nm; tutte le altre forme di radiazioni elettromagnetiche, come ad esempio gli infrarossi, sono invisibili alla nostra visione.

Sir Frederick William Herschel

Sir Frederick William Herschel

 L’esistenza degli infrarossi è stata scoperta nel 1880 da Sir Frederick William Herschel che è stato un astronomo, fisico e compositore britannico di origine tedesca. Nacque il 15 novembre 1738 ad Hannover e morì il 25 agosto 1822 a Slough nel Regno Unito; tra le sue scoperte: Mimas, Urano, Encelado, Titania, Oberon; scrisse: “General Catalogue of Nebulae and Clusters”. Incuriosito dalla differenza termica tra i vari colori della luce visibile, costruì un rudimentale monocromatore (strumento in grado di scomporre un singolo fascio di luce policromatica in più fasci di luce monocromatica ovvero che contiene onde di una sola frequenza) ed utilizzò un termometro a mercurio [realizzato nel 1794 da Daniel Gabriel Fahrenheit, fisico di origine tedesca, Danzica 1686 – L’Aia 1736; termometro graduato da 212° a 32° che nella scala di Fahrenheit corrisponde allo 0° della scala Celsius, I grafici in funzione della temperatura °F e °C si incontrano alle temperatura di – 40°]  come rivelatore per misurare la distribuzione dell’energia termica associata alla luce solare.

Herschel continuò dirigendo un fascio di luce nello strumento scomponendolo nello spettro (quello che comunemente chiamiamo arcobaleno), ne misurò poi la temperatura di ogni singolo colore.

Scoprì, così facendo, che le temperature dei colori aumentavano nelle porzioni dello spettro dal violetto al rosso.

Notò, durante lo studio – posizionando il termometro appena subito dopo la banda rossa dello spettro, dove non c’era luce solare visibile – che la temperatura misurata era superiore alle altre già viste nello spettro.

Scrisse:

Thermometer No. 1 rose 7 degrees in 10 minutes by an exposure to the full red coloured rays. I drew back the stand. …thermometer No. 1 rose, in 16 minutes, 8 3/8 degrees when its centre was 1=2 inch out of the visible rays …

Spettro della radiazione

Spettro della radiazione

Proprio questa ultima temperatura misurata evidenziò la presenza di una radiazione non visibile, appartenente all’infrarosso, localizzata tra lo spettro elettromagnetico della luce visibile e le microonde.

Calore e radiazione termica vengono così associati e poiché ogni oggetto con temperatura maggiore dello zero assoluto, emette spontaneamente una radiazione nella banda dell’infrarosso, possiamo notare che, aumentando la temperatura, l’emissione di radiazione si sposta sempre più verso il visibile finché l’oggetto non diviene incandescente. Questo è espresso dalla legge di Wien.

T  λmax = b

b = costante di spostamento di Wien

T = temperatura assoluta, in kelvin, della sorgente (corpo nero);

λmax= lunghezza d’onda espressa in metri per la quale è massima la radiazione emessa dal corpo

Intensità di emissione del corpo nero in funzione della lunghezza d'onda per varie temperature

Intensità di emissione del corpo nero in funzione della lunghezza d’onda per varie temperature

Il crescente degrado e dissesto manifestatosi negli anni sui manufatti in calcestruzzo armato e in muratura ha richiesto e richiede tuttora competenze specifiche in materia di controlli dei materiali e delle strutture; i controlli non distruttivi hanno assunto recentemente una sempre maggiore rilevanza per la diagnosi delle costruzioni, anche in virtù delle disposizioni dettate dalle vigenti normative (nello specifico per quelle strutture di interesse storico-architettonico presenti sul territorio italiano).

Una termocamera registra l’intensità della radiazione nella parte infrarossa dello spettro elettromagnetico e la converte in un’immagine visibile per effettuare molti controlli necessari a studiare la struttura oggetto di analisi senza procedere con alcune delle vecchie indagini di tipo invasivo o distruttivo utilizzate in passato. Tali immagini consistono in una mappa di colori che segnalano le temperature di superficie di un oggetto.

Negli strumenti moderni è pratica comune convertire la scala dei livelli di grigio in una scala convenzionale di colori. Nelle immagini riportate, è stata utilizzata una scala di colori che va dal blu scuro al rosso chiaro per ottenere un’indicazione qualitativa immediata della temperatura: dalla più fredda alla più calda.

Una termocamera è inoltre un’eccezionale strumento di diagnostica utilizzabile in molti settori, poiché riesce ad individuare componenti o aree soggette a punti caldi/freddi.

Visione te Visione-termica-di-solaio-composto-da-travi-in-spessore-di-CLS-armato-e-travetti-pignatte rmica di solaio composto da travi in spessore di CLS armato e travetti pignatte

Visione termica di solaio composto da travi in spessore di CLS armato e travetti pignatte

L’attuale impegno consente il miglioramento delle condizioni costruttive, di gestire l’energia ed aumentare la sicurezza sul lavoro. A tutt’oggi emergono continuamente nuove applicazioni che le termocamere sono in grado di soddisfare.

Articolo scritto da Massimiliano Piliero. Il quale ringrazia sentitamente Umberto Lorenzini per il contributo nella revisione dell’articolo.

L’articolo è aggiornabile e l’autore è disponibile per eventuali suggerimenti e/o modifiche al testo da parte dei colleghi.

 

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William Shockley e il transistor a giunzione https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/william-shockley-e-il-transistor-a-giunzione/7749/ https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/william-shockley-e-il-transistor-a-giunzione/7749/#respond Sat, 11 Apr 2015 17:40:29 +0000 http://www.ordineingegneri.pistoia.it/?p=7749 di Giorgio De Vita

Lo scienziato fisico americano William Shockley, nato a Londra nel 1910 ma vissuto sin da bambino in California, era coordinatore di un gruppo di ricercatori dei laboratori Bell: nel gennaio del 1948 inventò e realizzò il primo transistor a giunzione.

In pratica questo nuovo componente elettronico nacque da un’evoluzione del transistor “a punte metalliche” (contatti puntiformi) realizzato il mese precedente da Walter Brattain e John Bardeen, collaboratori di Shockley. A tutti e tre fu attribuito il premio Nobel per la fisica, nel 1956.

 

Shockley, Brattain e Bardeen

Shockley con Walter Brattain e John Bardeen

12/2/1965William B. Shockley, Nobel Laureate in physics

William Shockley

 

Storicamente, dunque, il primo transistor fu quello a punte, ma risultò fin da subito che i suoi non trascurabili difetti, in termini di “rumore” e stabilità, ne avrebbero limitato fortemente le possibilità di utilizzo commerciale. Tali limiti furono superati, appunto, dal transistor “a giunzione” ideato da Shockley.

Evitando di addentrarsi negli aspetti più tecnici, riservati agli specialisti, si può descrivere questo componente, in maniera volutamente elementare, come un insieme di tre strati adiacenti di cristalli di elementi semiconduttori, trattati alternativamente con elementi del 3° e 5° gruppo della tabella degli elementi. In origine, come semiconduttori, si usavano germanio e silicio : adesso, solo il silicio.

vari tipi di transistor a giunzione

Vari tipi di transistor a giunzione

tubo a vuoto

Tubo a vuoto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I due strati esterni del “sandwich” così ottenuto vengono trattati alla stessa maniera, a differenza dello strato centrale. Per esempio, si possono trattare (in gergo : “drogare”) i due strati esterni con atomi di elementi del 3° gruppo (alluminio, tallio, boro, gallio) e lo strato interno con elementi del 5° gruppo (fosforo, arsenico), oppure viceversa.

Il silicio appartiene al 4° gruppo. Il drogaggio appena descritto genera nei cristalli di silicio delle impurità, per la presenza (rispetto ai 4 elettroni dell’orbita più esterna, del silicio) di atomi con elettroni in eccesso (elementi del 5° gruppo, quindi con 5 elettroni) oppure in difetto (elementi del 3° gruppo, con 3 elettroni: si parla, in questo caso, di “lacune” o “buchi”). Questa situazione altera però l’equilibrio (elettrochimico, in questo caso) a cui tutto tende in natura, come noto.
Il cristallo di silicio sarebbe in equilibrio se tutti gli atomi avessero 4 elettroni nello strato più esterno, ma il drogaggio significa che, invece, vengono aggiunti anche atomi con 3 oppure 5 elettroni.
Si ottiene così che attraverso le due giunzioni del “sandwich”, opportunamente polarizzate, scorrono elettroni che, senza riuscirci, cercano, per così dire, di ristabilire l’equilibrio perduto, e si genera quindi una corrente.
Questo componente elettronico può funzionare, principalmente, da amplificatore e da interruttore. Tali funzioni venivano svolte, fino ad allora, dai tubi a vuoto (dispositivi volgarmente detti : “valvole”), che sono ingombranti (circa 10 volte più grandi dei transistor), pesanti (costituite da vetro e metallo), fragili, e richiedono alimentatori elettrici tradizionali, con notevole sviluppo di calore e spreco di energia.
E’ quindi facile intuire la portata epocale dell’invenzione del transistor a giunzione, il cui nome deriva dai vocaboli “TRANSconductance” e “varISTOR”.

 

tubo a vuoto

Tubo a vuoto (valvola)

mobile radio

Mobile radio, a valvole (anni ’40 – ’50)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per far funzionare le valvole è necessario alimentarle collegandole alla rete elettrica tradizionale, in tensione alternata. Se ricordo bene, a Pistoia, a cavallo fra gli anni ’50 e ’60, l’illuminazione domestica funzionava a 160 volt (si parlava, comunemente, di “corrente (!!!) normale”); le prese, invece, a 260 volt (cosiddetta “corrente industriale”).

Un alimentatore pesava anche qualche chilo: era costruito con lamelle di ferro e si utilizzavano cavi elettrici anche di 2 o 3 millimetri di diametro.
Al confronto delle valvole i transistor apparivano minuscoli, con le loro dimensioni di pochi millimetri. Erano alimentati da comuni batterie a 1,5 volt e si usavano fili elettrici piccoli quasi come capelli.
Si passò così dai mobili-radio casalinghi in radica di noce, oggi diventati pezzi da collezionismo (Ducati, Marelli, Geloso, Telefunken, Grundig ecc. le marche più diffuse), alle “radioline” tascabili. Il peso scese di colpo a circa 150 – 200 grammi in media, e di questi la quasi totalità era costituita dalle batterie e dall’altoparlante.
Insomma : una rivoluzione tecnologica. Il mondo moderno ha vissuto altre di queste rivoluzioni. Per esempio, l’utilizzo della corrente elettrica ci permette di illuminare premendo semplicemente un interruttore invece di accendere candele e lanterne; ci consente di usare motori elettrici per salire ai piani con comodi ascensori e montacarichi, vincendo così dislivelli impossibili solo un secolo fa.
Il telefono, la radio e la televisione hanno rivoluzionato il modo di comunicare: siamo passati da quantità irrisorie di dati, che circolavano in tempi biblici, a data-base enormi a cui si può accedere in tempo reale. Quante guerre si sarebbero potute evitare…?
La famosa auto FORD modello T, costruita in catena di montaggio e venduta a prezzi popolari, ha generato per prima gli spostamenti di massa delle famiglie.

E del transistor cosa possiamo dire, al riguardo?
Con questo dispositivo si è potuta diffondere l’informazione e la musica ovunque e con facilità. Non è stato più necessario riunire la famiglia attorno al mobile-radio o al televisore (ancora poco diffuso) per ascoltare le canzoni preferite, o il gran varietà, o il giornale radio.
Allo stadio ci siamo trovati di fronte a nuovi scenari: i tifosi con le radioline all’orecchio; il boato del pubblico, lì per lì inspiegabile nel bel mezzo di un’azione magari insignificante, quando Ameri o Ciotti comunicavano la notizia di un gol importante in serie A.

 

 

radio tascabile

Radio tascabile a transistor

radio a transistor

Radio a transistor

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma questo è niente di fronte all’importanza della miniaturizzazione e della diffusione dei cosiddetti “circuiti integrati”, figli naturali del transistor. Chi non ricorda il mitico 555, integrato tuttofare con cui, saldatore e stagno alla mano, per anni interi ci siamo divertiti a progettare, montare e costruire i primi apparecchi digitali? Amplificatori, contatori, display a led a 7 segmenti, contagiri, frequenzimetri e via dicendo.
I primi computer a prezzi popolari e dimensioni “umane” sono nati così, negli anni ’80: Sinclair ZX Spectrum, Commodore 64, fino ad arrivare al KYBER, addirittura made in Pistoia!

Potrete trovare informazioni più dettagliate al seguente link:

www.computerhistory.it/index.php?option=com_content&view=article&id=299&Itemid=170

E poi televisori sempre più performanti, elettrodomestici sempre più funzionali, giochi sempre più complessi e appassionanti, servomeccanismi sempre più utili, potenti ed evoluti.
In auto e in moto adesso abbiamo ABS, ESP, controllo di trazione, anti-impennamento, centraline di controllo (veri e propri microcomputer), accensioni ed iniezioni elettroniche, computer di bordo; per la sicurezza, l’efficienza, l’affidabilità, per il risparmio energetico, per limitare l’inquinamento.

Nell’ambito delle comunicazioni mi limito a citare i telefoni cellulari, gli smartphone, i tablet…
Mi fermo qui, sottolineando che tutto questo ha avuto origine dal transistor di Shockley.

Il nostro inventore morì nel 1989. Di questo fatto ho un ricordo preciso: lessi il giornale, ne parlai con amici e ci meravigliammo della mancanza di attenzione riservata dai media televisivi alla notizia. Io feci una riflessione triste e amara. Le nostre tivù, private o di stato, ci sommergono continuamente anche di notizie insignificanti, frivole, che servono solo, al massimo, a stimolare la curiosità di pochi: nei vari TG abbiamo assistito, per esempio, a servizi su corsi per produrre il gelato artigianale, oppure su gruppi di giapponesi che vengono in Italia (dal tono del servizio, sembrerebbe, appositamente !) per imparare come si fa la piadina romagnola, oppure sull’ultimo CD del cantautore di successo, e via dicendo. Quando muore il truccatore delle dive, il costumista famoso, il parrucchiere degli attori di grido, oppure lo sceneggiatore, il coreografo, lo stilista, possiamo star certi che ci verrà trasmesso il relativo servizio.
Tanto di cappello a tutti questi personaggi, per carità, ma allora, dico io, in occasione della scomparsa di William Shockley, che ci ha cambiato, davvero, la vita?
Niente di niente, non ho visto né sentito spendere nemmeno una sillaba: il nulla eterno.
Che vergogna…

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Premessa https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/premessa/7381/ https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/premessa/7381/#respond Tue, 09 Dec 2014 07:00:31 +0000 http://www.ordineingegneri.pistoia.it/?p=7381 Cari Colleghi e Colleghe,

Vi confesso che mai avrei pensato che un giorno mi sarei ritrovato a scrivere l’articolo di presentazione del primo numero di un giornale, tanto più del giornale dell’Ordine degli Ingegneri di Pistoia che ho l’onore di rappresentare.

Mi sento tuttavia il dovere di spiegare perché il Consiglio dell’Ordine, assieme agli amici e colleghi della Commissione Cultura, abbia ritenuto valesse la pena di dare vita a questo progetto.

Nel suo piccolo questo giornale avrebbe l’ambizione di essere una piattaforma, completamente interattiva, dalla quale possa nascere uno scambio culturale/professionale legato al nostro mondo ingegneristico e al tempo stesso, aperto  a 360 gradi anche all’esterno.

Un giornale in cui possiamo scrivere per riflettere prima di tutto ma anche per comunicare qualcosa, per dibattere, per proporre nuove idee, nella speranza che questo possa essere un punto di inizio. Di che cosa, lo vedremo strada facendo.

Ė anche vero che prima di dare vita all’iniziativa abbiamo considerato i pro e i contro, sono emersi i dubbi e le difficoltà che sicuramente ci saranno e non sono state ignorate le critiche a cui probabilmente ci esporremo. Alla fine, comunque, siamo arrivati ad una soluzione molto semplice: facciamo in modo di avere una “rivista” (perdonate l’immodestia che traspare dalla definizione) di carattere culturale, intesa nella sua accezione più ampia, che sia aperta al contributo di tutti noi e soprattutto che sia realizzata e fatta crescere dai suoi stessi lettori.

Abbiamo deciso pertanto che la nave dovesse essere varata. E così è stato.

Noi siamo piccoli, piccolissimi, e i nostri mezzi sono pressoché nulli, ma sono certo che con l’entusiasmo della Commissione Cultura (i cui componenti ringrazio per la loro dedizione al progetto e che magari in futuro potremo anche avere l’ardire di chiamare “redazione”), oltre all’aiuto e al contributo di tutti Voi, navigheremo avendo sempre il vento in poppa.

Il Presidente dell’Ordine degli Ingegneri

Alessandro Baldi

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Perché un giornale…on-line? https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/perche-un-giornale%e2%80%a6on-line/7375/ https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/perche-un-giornale%e2%80%a6on-line/7375/#respond Tue, 09 Dec 2014 06:50:28 +0000 http://www.ordineingegneri.pistoia.it/?p=7375 Un Ordine professionale, come quello degli Ingegneri, è cosa importante. E’ costituito da un insieme di persone che, dopo un corso di studi lungo ed anche impegnativo, esercitano una professione, non soltanto per loro stessi ma, soprattutto, per gli altri.

Gli Ingegneri sono chiamati, da che mondo è mondo, a risolvere i problemi o a tentare di risolverli, da quelli più semplici a quelli assai complessi. Sono abituati ad individuarli, a circoscriverli, ad elaborare ipotesi di lavoro, a proporre  soluzioni, a verificarle, e, infine, a condividerle con gli altri, con la società.

L’ingegnere, uomo o donna che sia, è persona affascinata dal mondo. Curiosa, attenta, laboriosa, è (o dovrebbe essere …) persona di cultura: mi riesce difficile pensare all’Ingegnere come persona ignorante ovvero che “ignora”, nel senso latino del termine. Non può esserlo, quasi per definizione.

Sono stato eletto, per la prima volta, consigliere dell’Ordine l’anno scorso ed ho acquisito il titolo di “consigliere anziano” (che, in certi ambiti, vuol dire vecchio … spero non di cervello …): come tale, ho proposto al Consiglio una Commissione Cultura, che non era mai esistita. Confesso che ero un po’ preoccupato all’idea che la proposta potesse essere accettata dal Presidente e dagli altri consiglieri perché già esistevano Commissioni ben organizzate e dal passato glorioso: notule, strutture, urbanistica, impianti, ed altre ancora.

Invece, il Consiglio mi ha stupito favorevolmente, dando il suo placet. Anzi, il Presidente si è mostrato  persona aperta al nuovo. Gli ho chiesto se di tale neo-Commissione potessero far parte, oltre a tutti i Colleghi iscritti all’Ordine,  anche i non più iscritti e, perfino, persone con altre lauree o non laureate. Mi ha risposto di sì. Gli sarò sempre riconoscente!

Con mia grande soddisfazione quindi, la proposta della nuova Commissione è stata accettata. Una delle prime cose condivise al suo interno, è stata l’istituzione di un giornale on-line dell’Ordine che non prevedesse costi a carico del nostro Ente. Il Consiglio ha accettato l’idea suggerendo che gli articoli venissero scritti dagli stessi Ingegneri dell’Ordine e dai membri della Commissione. Articoli di qualsiasi genere, pur sempre attinenti all’Ingegneria e al suo mondo o comunque vicini ad essa.

Il nostro giornale nasce oggi con questo primo numero. Non ha alcuna pretesa se non quella di condividere e far condividere la cultura dell’Ingegneria. Non ha costi, non ha etichette, non è al soldo di alcun partito politico o di alcuna organizzazione. Se non il nostro Ordine. Per ora, uscirà (o cercherà di uscire) una volta al mese, se sarà accolto favorevolmente dai Colleghi. I quali sono invitati a scrivere articoli, partecipando attivamente al giornale, che non è della Commissione Cultura, ma di tutti. Per questo motivo non c’è un direttore del giornale,  ma una redazione, formata dai componenti della Commissione Cultura che leggeranno gli articoli con l’obiettivo, non di censurare, ma di programmare e coordinare la pubblicazione.

Inoltre, ciascun lettore, dopo aver “sfogliato” il primo numero, è sollecitato a farci pervenire, oltre agli articoli, anche pareri, osservazioni, proposte sul giornale al seguente indirizzo: commissionecultura@ordineingegneri.pistoia.it

Buona lettura ed un saluto sincero.

Il Coordinatore della Commissione Cultura

Paolo Bellezza

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La metrologia legale https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/la-metrologia-legale/7383/ https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/la-metrologia-legale/7383/#respond Tue, 09 Dec 2014 06:40:18 +0000 http://www.ordineingegneri.pistoia.it/?p=7383 Anche se non ce ne accorgiamo, la metrologia legale fa parte della nostra vita di tutti i giorni: quando facciamo la spesa, quando ci riforniamo di carburante, ed in altre occasioni in cui acquistiamo beni o servizi.

 

Avete mai visto etichette come queste?

Dove erano attaccate? Cosa significano?

Vediamo di rispondere a queste domande.

La metrologia legale è quella disciplina, parte della scienza delle misure, che si occupa delle unità, metodi, mezzi, procedure e strumenti che servono per ” determinare una quantità o una grandezza allo scopo di stabilire una tariffa ,un prezzo, un pedaggio, una sanzione…” e in qualunque altro caso ci sia una normativa che ne prevede l’applicazione.

La metrologia legale serve quindi a garantire la correttezza delle misurazioni effettuate per le transazioni commerciali ed a garantire la fede pubblica nei rapporti economici tra più parti, attraverso l’accertamento della conformità degli strumenti utilizzati alla normativa ed alle specifiche dichiarate,  la verifica del loro corretto funzionamento e della loro adeguatezza all’applicazione.

Tra gli strumenti soggetti a questo obbligo vi sono:

distributori di carburante, cronotachigrafi di camion e furgoni, bilance e masse campione per utilizzo nelle transazioni commerciali (vendita al dettaglio e all’ingrosso, controllo della produzione di prodotti preconfezionati), misuratori per i liquidi, misuratori del gas, misure lineari materializzate.

Questo articolo, pur non perdendo di generalità, non tratta i cronotachigrafi, e si limita a parlare della disciplina normativa nazionale ed europea precedente alla nuova direttiva 2004/22/CE, detta MID, che ne riprende i principi generali, rendendo più severi alcuni requisiti ed estendendone l’applicazione a strumenti prima non disciplinati.

La normativa precedente, che riguarda a oggi un gran numero di strumenti esistenti e nuovi omologati prima del 2006, e la  MID convivono e convivranno in parallelo fino alla fine del periodo transitorio, il 30 ottobre 2016.

Fabbricare, vendere, riparare strumenti metrici legali

Per chi vuole costruire e/o riparare tali apparecchiature o elementi che facciano parte della catena di misura degli strumenti metrici legali è previsto, prima di iniziare la fabbricazione, di essere autorizzato da un ente governativo stabilito dalla normativa relativa al tipo di strumenti. Per le bilance, ad esempio, è richiesta  l’autorizzazione della Prefettura.

Alla stessa richiesta di autorizzazione è soggetto anche chi vuole fare rivenditore-importatore autorizzato di strumenti metrici legali, o di  elementi che facciano parte della catena di misura di tali dispositivi, poiché viene comunque classificato come “fabbricante metrico”, così come il costruttore degli strumenti.

Gli strumenti metrici legali

Ottenute tutte le necessarie autorizzazioni per iniziare la fabbricazione, per poter immettere sul mercato degli strumenti metrici legali, occorre ottenere definire uno o più modelli o famiglie di strumenti, realizzarne dei prototipi e  sottoporli a delle prove stabilite dalla normativa per ottenere  la “conformità del tipo” alle normative stesse.

Si tratta di una serie di prove stabilite da normative nazionali o internazionali che, in alcuni casi, fanno riferimento a raccomandazioni internazionali emesse da enti indipendenti, ad esempio la OIML(1), da effettuare presso uno o più laboratori accreditati che servono a determinare:

1)    la classe di accuratezza dello strumento;

2)    le condizioni climatiche di lavoro dello strumento (intervalli di pressione, temperatura, umidità), in cui le prestazioni in termini di accuratezza e corretto funzionamento vengono mantenute;

3)    il rispetto delle condizioni minime di immunità ai disturbi di tipo meccanico (se applicabile) ed elettromagnetico (in genere per strumenti elettronici), richieste in funzione dell’ambiente a cui viene destinato, per mantenere le prestazioni in termini di accuratezza e corretto funzionamento;

4)    il mantenimento nel tempo delle prestazioni in termini di accuratezza e corretto funzionamento.

Fino al 2006, i rapporti di prova venivano inviati, insieme alla documentazione tecnica dello strumento, ad un ufficio del Ministero dello Sviluppo Economico, che ha cambiato diversi nomi nel corso degli anni, e  che chiameremo per semplicità con la vecchia denominazione “Ufficio Metrico Centrale”.

Tale ufficio, dopo aver esaminato tutta la documentazione ed aver richiesto eventuali chiarimenti, ulteriori prove e integrazioni, emetteva un “Decreto di ammissione alla verifica”, che è un atto pubblico ed è, in pratica, l’autorizzazione a vendere, mettere in servizio e sottoporre a verifica e  alla legalizzazione per poterlo utilizzare come strumento di misura legale, ogni singolo esemplare del modello o della famiglia di strumenti oggetto del decreto.

Sullo strumento dovrà essere fissata una targhetta con il marchio del fabbricante, i dati metrologici, il numero del provvedimento e la sua data di emissione.

Per le bilance non automatiche, cioè che richiedono l’intervento di un operatore (bilance da banco, pesatrici-prezzatrici del supermercato), soggette alla direttiva 90/384/CEE oppure CE/2009/23 sulla targhetta sono presenti anche il marchio CE e il seguente simbolo:

Il costruttore deve anche fornire un certificato di conformità CE alla direttiva 90/384/CEE oppure CE/2009/23.

Allo stato attuale,  e fino al 2016, l’Ufficio Metrico Centrale è in grado, con le stesse modalità, di emettere soltanto decreti che riguardano varianti a strumenti approvati prima del 30 ottobre 2006(2), oppure approvazioni CE di bilance non automatiche.

La legalizzazione dello strumento

Il fabbricante, o il  rivenditore autorizzato, deve a questo punto sottoporre a “Verifica Prima” ogni singolo esemplare di strumento che immette sul mercato.

Questa verifica serve ad accertare che lo strumento abbia le prestazioni metrologiche specificate nel “Decreto di ammissione alla verifica”. Viene fatta da:

1)     l’Ufficiale Metrico della C.C.I.A.A. provinciale, oppure:

2)    Dallo stesso fabbricante o rivenditore autorizzato, se questo ha ottenuto la “conformità metrologica”, secondo il D.M. 28/03/2000, n.179

e si esegue di solito presso la sede del fabbricante o del rivenditore, o ancora, se le dimensioni dello strumento lo permettono, presso il laboratorio della C.C.I.A.A., nel caso 1) .

l’esito positivo della verifica è indicato dall’apposizione dei sigilli, secondo quanto previsto dal decreto, su tutte le parti della catena di misura, e sulla targhetta che riassume le caratteristiche metrologiche, e dal rilascio di un’attestazione scritta.

Lo strumento a questo punto viene immesso sul mercato.

Il cliente utilizzatore finale dello strumento, indicato dalla normativa come “utente metrico”, deve sottoporlo alla verifica periodica entro 60 giorni dalla messa in servizio, cioè dall’inizio dell’utilizzo nelle normali condizioni operative.

Questo tipo di verifica può essere effettuata:

  1. Dall’Ufficio Metrico Provinciale territorialmente competente nella zona in cui si trova lo stabilimento dell’utente metrico;
  2. Da un laboratorio accreditato, secondo il  D.M. 28/03/2000, n.179, dalla C.C.I.A.A. della propria provincia o da un’altra, alla verifica di quel tipo di strumenti metrici legali;
  3. Solo per quanto riguarda la primissima verifica periodica, quella immediatamente successiva alla prima messa in servizio, dallo stesso fabbricante o rivenditore autorizzato, se questo ha ottenuto la “conformità metrologica”, secondo il D.M. 28/03/2000, n.179;

Quando lo strumento ha superato questa verifica, che accerta che esso, nelle condizioni di effettivo utilizzo, abbia le prestazioni metrologiche specificate nel “Decreto di ammissione alla verifica”, il verificatore appone la targhetta, che si autodistrugge se si tenta di rimuoverla:

che  attesta il superamento della verifica periodica, riporta il marchio dell’ente verificatore, e specifica il mese e l’anno entro il quale deve essere effettuata la verifica successiva.

Le verifiche periodiche sono a cura ed a carico dell’utente metrico.

L’intervallo tra due verifiche periodiche varia a seconda del tipo di strumento ed è specificato nel D.M. 28/03/2000, n.182:

Misure e masse campione, misure di capacità, comprese quelle montate su autocisterna -> 5 anni

Strumenti per pesare -> 3 anni

Complessi di misura per carburanti -> 2 anni

Misuratori di volume di  liquidi diversi da carburanti e acqua -> 4 anni

Misuratori massici di gas metano  per autotrazione -> 2 anni

Strumenti per la misura di lunghezze, compresi i misuratori di livello per i serbatoi -> 4 anni

Strumenti diversi di quelli di cui alle righe precedenti -> 4 anni

Guasti e riparazioni

Se uno strumento metrologico legale si guasta, occorre metterlo fuori servizio e  far effettuare la riparazione dal fabbricante o dal riparatore autorizzato.

Una volta eseguita la riparazione e controllato il corretto funzionamento dello strumento, il riparatore appone dei sigilli provvisori al posto di quelli rimossi. In questo modo lo strumento, dopo che l’utente ha  presentato richiesta di nuova verifica, può già essere rimesso in servizio in attesa dell’effettuazione della stessa da parte dell’Ufficio Metrico  oppure del laboratorio accreditato. Il riparatore rilascia all’utente una dichiarazione di riparazione, da allegare alla richiesta di nuova verifica periodica.

 

L’Ufficio Metrico provinciale

Questo ufficio fa parte della Camera di Commercio, Industria e attività artigiane (C.C.I.A.A.) provinciale. Prima  del D.P.C.M.  del 6/07/1999 e fino al 31/12/1999 era un ente a se stante, direttamente dipendente dal Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato.

Si occupa a livello provinciale della tutela del consumatore, in particolare della correttezza delle misurazioni utilizzate nelle transazioni commerciali. Impiega uno o più funzionari detti Ufficiali Metrici o Ispettori Metrici, che sono ufficiali di Polizia Giudiziaria.

I loro  compiti, su tutto il territorio di competenza, sono di ispezione, verifica prima e periodica degli strumenti metrici legali, sorveglianza sugli utenti metrici, sui fabbricanti metrici con Conformità Metrologica secondo D.M. 28/03/2000, n.179, sui laboratori metrologici accreditati secondo D.M. 28/03/2000, n.182, verifica dei cronotachigrafi, saggio dei metalli preziosi. Possono infliggere ammende e sanzioni.

Prima di questi due Decreti Ministeriali del 2000,  le verifiche prime e periodiche erano di esclusiva competenza dell’Ufficio Metrico Provinciale.

Conclusioni

L’argomento metrologia legale è molto vasto, sia per la molteplicità di strumenti, delle loro applicazioni e di alcune procedure e metodi che devono anch’essi rispondere alle normative. In questo articolo si è cercato di farla conoscere al lettore e spiegargli  il suo significato ed importanza, le sue applicazioni, le sue procedure.

La normativa è in continua evoluzione: al momento del rilascio della versione definitiva per la pubblicazione sono venuto a conoscenza della pubblicazione di due nuove direttive della Comunità Europea: la 2014/31/UE, relativa agli strumenti per pesare a funzionamento non automatico, e la 2014/32/UE, relativa agli strumenti automatici, e ad alcuni tipi di strumenti non automatici. Entrambe sono in vigore dal 18/04/2014, ma con applicazione parziale fino al 20/04/2016, data in cui tutti i Paesi dell’Unione Europea dovranno averle recepite nella loro legislazione nazionale. La MID e queste due nuove direttive potranno essere oggetto di futuri articoli.

Paolo Castelli

Note:

(1)    OIML: Organization Internationale de Métrologie Légale: organizzazione nata da un accordo tra vari governi a livello mondiale. Ha sede a Parigi ed il suo scopo è “permettere alle economie di attuare infrastrutture metrologiche legali che siano mutuamente compatibili e riconosciute internazionalmente, per tutte quelle aree per le quali gli stati si assumono le responsabilità, come facilitare i commerci, stabilire la reciproca fiducia e armonizzare il livello di protezione del consumatore in tutto il Mondo.”[OIML B15: 2011] .

Pubblica raccomandazioni che le leggi dei singoli stati e l’Unione Europea spesso assumono come riferimento, standard metrologici, vocabolari e guide sulla metrologia e l’applicazione della normativa. www.oiml.org

(2)    Dopo il 2006, con la MID, la documentazione deve invece essere inviata ad un organismo, anche privato, accreditato a livello europeo, che rilascia un certificato di conformità. Alcuni di questi enti sono in grado di effettuare sul campione dello strumento tutte o parte delle prove richieste.

Glossario [da 12)]:

grandezza o quantità =  proprietà di un fenomeno, di un corpo o di una sostanza che può essere espressa quantitativamente con un numero ed un riferimento;

valore di una quantità = insieme di un numero e di un riferimento che insieme danno l’espressione quantitativa di una grandezza. Esempio: lunghezza di una barretta: 54 cm ;

misurazione = procedimento sperimentale per ottenere uno o più valori che possono essere ragionevolmente attribuiti ad una determinata quantità;

misurando = quantità che si intende misurare;

risultato di una misurazione = insieme di valori attribuiti a un misurando (valori misurati), con una  qualunque altra informazione disponibile a riguardo (es. l’incertezza o la densità di probabilità);

valore misurato  = valore di una grandezza, di una quantità, che rappresenta il risultato di una misurazione;

dati metrologici = dati che caratterizzano le prestazioni dello strumento nel suo funzionamento: Tipo di grandezza misurata, unità di misura, portata o portate, divisione della scala o divisioni delle scale alle varie portate, classe o classi di accuratezza, condizioni ambientali di specifica, tipo di applicazione, ecc.

Riferimenti bibliografici

1) “Testo Unico delle Leggi sui Pesi e sulle Misure”, approvato con Regio

Decreto 23 agosto 1890, n. 7088, e successive modificazioni ed integrazioni;

2) “Regolamento per la fabbricazione dei pesi, delle misure e

degli strumenti per pesare e per misurare”, approvato con Regio Decreto 12 giugno 1902, n.

226, e successive modificazioni ed integrazioni;

3) D.M. 28 marzo 2000 n. 179
Regolamento recante norme di attuazione della L. 29 luglio 1991, n. 236, in materia di pesi e misure.

4) D.M. 28 marzo 2000 n.182
Regolamento recante modifica ed integrazione della disciplina della verificazione periodica degli strumenti metrici in materia di commercio e di camere di commercio;

5) D.M. 10 dicembre 2001
Condizioni e modalita’ di riconoscimento dell’idoneita’ dei laboratori all’esecuzione della verificazione periodica degli strumenti di misura.

6) D.Lgs 29 dicembre 1992 n. 517
Attuazione della direttiva 90/384/ sull’armonizzazione delle legislazioni degli Stati mebri in materia di strumenti per pesare a funzionamento non automatico

7) D.Lgs. 24 febbraio 1997 n.40
Attuazione della direttiva 93/68/CEE, nella parte che modifica la direttiva 90/384/CEE in materia di strumenti per pesare a funzionamento non automatico.

8 ) Direttiva CE/2009/23 del 23/04/2009 relativa agli strumenti per pesare a funzionamento non automatico.

9) http://www.unioncamere.gov.it/P42A575C155S154/Metrologia-legale.htm

10) http://www.metrologialegale.unioncamere.it/

11) http://www.metrologia-legale.it/pdf/MANUALE%20DI%20METROLOGIA%20SCIENTIFICO-LEGALE%20-%20Rev%2014.pdf

11) www.oiml.org/en/publications v. recommendations, documents, vocabularies,guides

12) http://www.oiml.org/en/files/pdf_v/v002-200-e12.pdf “International Vocabulary of Metrology- Basic and General Concepts and Associated Terms” 3rd Edition

Paolo Castelli

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Patente europea per il computer…ovvero European Computer Driving Licence https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/patente-europea-per-il-computer-ovvero-european-computer-driving-licence/7413/ https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/patente-europea-per-il-computer-ovvero-european-computer-driving-licence/7413/#respond Tue, 09 Dec 2014 06:30:46 +0000 http://www.ordineingegneri.pistoia.it/?p=7413 Uno degli elementi che più risultano importanti al giorno d’oggi nella selezione del personale e nelle richieste di lavoro è la Patente Europea del Computer, chiamata anche con l’acronimo di ECDL (in inglese European Computer Driving Licence).

L’ECDL è un attestato che riconosce le capacità di una persona nel saper utilizzare il personal computer, classificandone le competenze e le conoscenze; questo attestato è utile in tutti i settori lavorativi ma anche in quelli scolastici. A tal proposito ne è un esempio la domanda di inserimento nelle graduatorie di terza fascia nelle scuole per il personale ATA; infatti possedere un attestato ECDL conferisce al candidato punteggio.

Il diploma è chiamato Patente Europea del Computer in quanto deve essere uniforme in tutti i paesi della Comunità Europea, caratteristica che ne conferisce la circolarità del titolo; l’ECDL si rivela soprattutto un attestato imparziale, in quanto è garantito da un sistema che ne attesta la qualità a livello europeo.

L’ECDL è articolato in un’ampia gamma di certificazioni che permettono di attestare la competenza d’uso con varie specializzazioni e su diversi livelli di approfondimento.

Le certificazioni sono:

  • ECDL Full Core: è uno degli standard di riferimento a livello internazionale che certifica la conoscenza dei concetti fondamentali dell’informatica e la capacità di usare il pc ed internet. Esiste anche un Certificato intermedio, detto ECDL Start, rilasciato, solo se esplicitamente richiesto, al superamento di quattro qualsiasi dei sette esami previsti per il Certificato completo.
  • ECDL Advanced: si rivolge all’utente evoluto del personal computer e certifica la conoscenza approfondita di alcune aree dell’ECDL di base, corrispondenti ai quattro moduli di uso prevalente negli uffici (Elaborazione testi, foglio elettronico, Basi di dati e Presentazioni).

N.B. Per accedere agli esami ECDL Advanced non è necessario aver prima superato i sette esami ECDL Full  Core.

Per chi ha conseguito l’ECDL da qualche anno è possibile dimostrare che le proprie competenze sono aggiornate, sostenendo un apposito esame, denominato Update.

E’ inoltre possibile attestare specifiche competenze attraverso le seguenti certificazioni: ECDL CAD per progettisti, modellatori e disegnatori; ECDL Health per gli operatori sanitari; ECDL New Media per competenze nel trattamento e la gestione di contenuti in formato digitale; ECDL GIS per competenze sui principi fondamentali dell’ICT nei sistemi geografici.

A partire dal 2013 è stata introdotta la Nuova ECDL, che nasce dall’esigenza di adeguarsi alla continua evoluzione ed introduzione di nuovi strumenti tecnologici.

La Nuova ECDL aggiorna quindi i moduli esistenti e ne introduce tre del tutto nuovi, denominati Computer Essential, IT security e Online Collaboration.

La nuova patente del computer si compone di due certificazioni principali:

  • ECDL Base, composta da quattro moduli (Computer Essential, Online Essentials, Word Processing, Spreadsheets) dedicati alle competenze considerate necessarie per l’alfabetizzazione digitale, che sono le basi per accedere a competenze più specializzate;
  • L’ECDL Full Standard, composta dai quattro moduli della certificazione ECDL Base, cui si aggiungono 3 moduli: Presentation, Online Collaboration e IT Security.

L’ECDL Base e l’ECDL Full Standard si affiancheranno alle tradizionali “ECDL Start” e “ECDL Full Core” per poi gradatamente sostituirle.

Chi è interessato a conseguire una certificazione ECDL può acquistare, presso uno dei Centri accreditati – Test Center (il cui elenco completo è consultabile all’indirizzo internet: http://www.ecdl.it/la-certificazione/sedi-esame), una tessera individuale riportante i dati anagrafici, denominata Skills card, su cui verranno via via registrati gli esami superati.

Il possessore della Skills Card ha la possibilità di sostenere gli esami, scaglionati nel tempo, presso uno qualsiasi dei centri accreditati in Italia o all’estero.

La tessera ha una validità di tre anni; alla scadenza dovrà essere rinnovata e gli esami sostenuti eventualmente convalidati caso per caso. Superati tutti gli esami previsti si acquisisce il diritto di ottenere gratuitamente il diploma ECDL, che viene rilasciato direttamente dall’AICA (Associazione Italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico, ente responsabile dell’attuazione del programma ECDL in Italia).

Con l’introduzione della Nuova ECDL anche la Skill Card è cambiata; infatti la Skills Card relativa alle certificazioni Nuova ECDL è svincolata dalla singola certificazione, non ha scadenza e può essere utilizzata per sostenere qualsiasi test della famiglia Nuova ECDL. La Skills Card vecchia ECDL permette di convertire alcuni moduli della vecchia ECDL in quelli presenti nella Nuova.

I costi della certificazione sono dati dal costo della Skills Card e dal costo relativo a ciascuno degli esami che il candidato deve sostenere.

Per quanto riguarda gli eventuali costi della formazione, cioè del corso e del materiale didattico utilizzati per la preparazione degli esami, essi sono di esclusiva pertinenza del Test Center. Analogamente a quanto avviene per la patente di guida, il candidato può infatti presentarsi agli esami da “privatista” autodidatta, sfruttando l’esperienza acquisita autonomamente nell’uso del computer ed eventualmente integrandola con la lettura di manuali, oppure seguire dei corsi di formazione.

Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: http://www.ecdl.it.

Claudia Bellandi

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Saggio su “Genesi nascita e sviluppo del pensiero scientifico moderno” https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/saggio-su-%e2%80%9cgenesi-nascita-e-sviluppo-del-pensiero-scientifico-moderno%e2%80%9d/7435/ https://www.ordineingegneri.pistoia.it/giornale/saggio-su-%e2%80%9cgenesi-nascita-e-sviluppo-del-pensiero-scientifico-moderno%e2%80%9d/7435/#respond Tue, 09 Dec 2014 06:30:43 +0000 http://www.ordineingegneri.pistoia.it/?p=7435 La serie di articoli su  “Genesi nascita e sviluppo del pensiero scientifico moderno”, si articolerà nel modo seguente:

  • Sezione 1: Premessa
  • Sezione 2: Scienza e tecnica nella Grecia e Roma Antiche e Medioevo
  • Sezione 3: La Rivoluzione del ‘600 e la nascita del pensiero scientifico moderno
  • Sezione 4: Scienza Vs Tecnica e Tecnologia: uno straordinario, eccezionale e continuo feedback

Oggi pubblichiamo il primo articolo, che fa da premessa all’intero saggio.

Il Paleontologo Yves Coppens - Genesi nascita e sviluppo del pensiero scientifico moderno

Il Paleontologo Yves Coppens mostra un’amigdala, un utensile di pietra scheggiata fabbricato dall’uomo mezzo milione di anni fa (Foto di Pino Guidolotti)

Nell’avventura dell’uomo, avventura che data – se vi si comprende la fase di speciazione – da circa 3,5 milioni di anni fa (partendo da australopithecus afarensis, la famosa Lucy: così denominato nel 1964 da Louis Leakey sulla base di reperti fossili ritrovati precedentemente ad Olduvai – nella valle di Afar – in Tanzania; attraverso homo habilis di 1,8 milioni di anni fa, la prima specie appartenente al genere homo, continuando con homo erectus, fino ad homo sapiens attuale apparso sempre in Africa orientale 350.000 ÷ 300.000 anni fa – attualmente la sola specie appartenente al genere homo; ma fino a circa 35.000 ÷ 30.000 anni fa ha convissuto con l’altra specie del genere homo: homo neanderthalensis, che si è estinto intorno a quella data. Fra l’altro questa specie aveva una costituzione più robusta, anche se più primitiva, e una maggior capacità cranica. Reperti archeologici, da quello di Neandertal in Germania e specie in Portogallo, hanno  permesso di appurare a paleontologici  e genetisti che il nostro patrimonio genetico è un misto di quello delle due specie), niente c’è di più grande e straordinario della storia di Roma.

Neppure di oltre 3 millenni dell’affascinante civiltà  egizia; né la gloria militare (si ricordino le sue vittorie contro i Persiani invasori), né la luce della civiltà che la Grecia ha saputo creare (senza ovviamente prescindere dal contributo delle civiltà mesopotamiche a questo eccezionale sviluppo).

 Roma è stata l’erede naturale della Grecia e con la forza delle sue armi praticamente invincibili (molti storici si sono chiesti cosa sarebbe accaduto – fra questi Tito Livio – se dopo la battaglia di Canne del 216 a.C. Annibale si fosse diretto contro la città di Roma: risposta di Livio in linea con l’audacia, la tenacia, la fierezza e lo spirito romani: in Roma ci sarebbero stati altri generali non meno valorosi di Lucio Emilio Paolo e di Terenzio Varrone!  Domanda più o meno analoga a quella se Napoleone avesse vinto a Waterloo) ha conquistato praticamente tutto il mondo conosciuto, in nemmeno tre secoli (senza considerare il periodo dedicato alla conquista del Lazio e dell’Italia).

Amenhotep

La famiglia del faraone monoteista Amenhotep IV sotto i raggi del sole: rilievo del XIV secolo a.C. Berlino, Staatliche Museen Amenothep IV e la consorte, sua cugina, Nefertiti. Con la sua rivoluzione monoteista – unico Dio Aton – Amenothep cambio il suo nome in Akhenaton “Gradito ad Aton”

E non si è limitata alla conquista, ma ha plasmato con le sue leggi ed il suo diritto, dandole anche una lingua comune (il latino) la nascita dell’Europa, prodromo dell’Europa moderna (si veda Ernst Robert Curtius “Letteratura e medioevo latino”).
Come bellissimo esempio di omaggio a Roma non posso fare a meno di citare l’incipit di Roma del nobile gallo-romano Rutilio Namaziano (nel Dè reditu suo), il quale, forse presago del tragico destino finale della città tanto amata ed ammirata (il viaggio avviene nell’anno 415 o 417; quindi pochi anni dopo del sacco di Roma ad opera del goto Alarico nel 410):
Prestami ascolto, bellissima regina del mondo / interamente tuo, / accolta fra le celesti, Roma, volte stellate./ Prestami ascolto, tu madre degli uomini, madre degli dèi: /grazie ai tuoi templi non siamo lontani dal cielo./ Te cantiamo e canteremo, sempre, finché lo concedano i fati./ Nessuno può essere in vita e dimentico di te./

Può sembrare strano questo preambolo, ma c’è un’altra storia non meno straordinaria ed affascinante: è la storia dello sviluppo – nato con homo sapiens – della scienza e della tecnica ( filosoficamente più conciso, pensiero scientifico).
Non è facile abbracciare una linea di pensiero, date le diverse interpretazioni fornite da storici e filosofi della scienza: si parla di continuità, di continuità pur con a volte involuzioni e passi indietro, di improvvise e non previste rivoluzioni; qualcuno – ma nel complesso molto pochi – addirittura vede la scienza come eresia (Alan Cromer Prof. di Fisica alla Northeastern University: In L’eresia della scienza. Personalmente penso che gli scienziati siano ben preparati, specie quelli che come ulteriore specializzazione hanno un master in storia della scienza e del pensiero scientifico, e che siano più precisi e con un linguaggio più appropriato per questo compito specifico).

di Umberto Lorenzini

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