La serie di articoli su “Genesi nascita e sviluppo del pensiero scientifico moderno”, si articolerà nel modo seguente:
- Sezione 1: Premessa
- Sezione 2: Scienza e tecnica nella Grecia e Roma Antiche e Medioevo
- Sezione 3: La Rivoluzione del ‘600 e la nascita del pensiero scientifico moderno
- Sezione 4: Scienza Vs Tecnica e Tecnologia: uno straordinario, eccezionale e continuo feedback
Oggi pubblichiamo il primo articolo, che fa da premessa all’intero saggio.
Nell’avventura dell’uomo, avventura che data – se vi si comprende la fase di speciazione – da circa 3,5 milioni di anni fa (partendo da australopithecus afarensis, la famosa Lucy: così denominato nel 1964 da Louis Leakey sulla base di reperti fossili ritrovati precedentemente ad Olduvai – nella valle di Afar – in Tanzania; attraverso homo habilis di 1,8 milioni di anni fa, la prima specie appartenente al genere homo, continuando con homo erectus, fino ad homo sapiens attuale apparso sempre in Africa orientale 350.000 ÷ 300.000 anni fa – attualmente la sola specie appartenente al genere homo; ma fino a circa 35.000 ÷ 30.000 anni fa ha convissuto con l’altra specie del genere homo: homo neanderthalensis, che si è estinto intorno a quella data. Fra l’altro questa specie aveva una costituzione più robusta, anche se più primitiva, e una maggior capacità cranica. Reperti archeologici, da quello di Neandertal in Germania e specie in Portogallo, hanno permesso di appurare a paleontologici e genetisti che il nostro patrimonio genetico è un misto di quello delle due specie), niente c’è di più grande e straordinario della storia di Roma.
Neppure di oltre 3 millenni dell’affascinante civiltà egizia; né la gloria militare (si ricordino le sue vittorie contro i Persiani invasori), né la luce della civiltà che la Grecia ha saputo creare (senza ovviamente prescindere dal contributo delle civiltà mesopotamiche a questo eccezionale sviluppo).
Roma è stata l’erede naturale della Grecia e con la forza delle sue armi praticamente invincibili (molti storici si sono chiesti cosa sarebbe accaduto – fra questi Tito Livio – se dopo la battaglia di Canne del 216 a.C. Annibale si fosse diretto contro la città di Roma: risposta di Livio in linea con l’audacia, la tenacia, la fierezza e lo spirito romani: in Roma ci sarebbero stati altri generali non meno valorosi di Lucio Emilio Paolo e di Terenzio Varrone! Domanda più o meno analoga a quella se Napoleone avesse vinto a Waterloo) ha conquistato praticamente tutto il mondo conosciuto, in nemmeno tre secoli (senza considerare il periodo dedicato alla conquista del Lazio e dell’Italia).
E non si è limitata alla conquista, ma ha plasmato con le sue leggi ed il suo diritto, dandole anche una lingua comune (il latino) la nascita dell’Europa, prodromo dell’Europa moderna (si veda Ernst Robert Curtius “Letteratura e medioevo latino”).
Come bellissimo esempio di omaggio a Roma non posso fare a meno di citare l’incipit di Roma del nobile gallo-romano Rutilio Namaziano (nel Dè reditu suo), il quale, forse presago del tragico destino finale della città tanto amata ed ammirata (il viaggio avviene nell’anno 415 o 417; quindi pochi anni dopo del sacco di Roma ad opera del goto Alarico nel 410):
Prestami ascolto, bellissima regina del mondo / interamente tuo, / accolta fra le celesti, Roma, volte stellate./ Prestami ascolto, tu madre degli uomini, madre degli dèi: /grazie ai tuoi templi non siamo lontani dal cielo./ Te cantiamo e canteremo, sempre, finché lo concedano i fati./ Nessuno può essere in vita e dimentico di te./
Può sembrare strano questo preambolo, ma c’è un’altra storia non meno straordinaria ed affascinante: è la storia dello sviluppo – nato con homo sapiens – della scienza e della tecnica ( filosoficamente più conciso, pensiero scientifico).
Non è facile abbracciare una linea di pensiero, date le diverse interpretazioni fornite da storici e filosofi della scienza: si parla di continuità, di continuità pur con a volte involuzioni e passi indietro, di improvvise e non previste rivoluzioni; qualcuno – ma nel complesso molto pochi – addirittura vede la scienza come eresia (Alan Cromer Prof. di Fisica alla Northeastern University: In L’eresia della scienza. Personalmente penso che gli scienziati siano ben preparati, specie quelli che come ulteriore specializzazione hanno un master in storia della scienza e del pensiero scientifico, e che siano più precisi e con un linguaggio più appropriato per questo compito specifico).
di Umberto Lorenzini